Torniamo a parlare di libri, anzi no, di audiolibri. Abbiamo da poco terminato l’ascolto di un meraviglioso romanzo della letteratura giapponese e, vista la sua storia ricca di significato e dolcezza, abbiamo ritenuto giusto inserirlo nella rubrica “cosa leggere in viaggio”
Ci piacciono i testi della letteratura asiatica, forse perché amiamo i paesi orientali, oppure, semplicemente perché sono sempre ricchi d’insegnamenti, punti di riflessione e, perché no, di dolcezza!. Insomma, se stiamo per partire e vogliamo caricare nella nostra libreria di Audible un testo di qualche autore giapponese, cinese o coreano, beh, probabilmente, stiamo facendo una scelta giusta.
Affrontare un lungo viaggio ascoltando una storia che ci farà sognare dall’inizio alla fine, troviamo che sia un qualcosa di veramente fantastico.
Spingere l’immaginazione oltre ogni limite ascoltando semplicemente testi letterari, troviamo che sia un qualcosa di molto buono per tutti noi.
Oggi, in questo post, vogliamo suggerirti l’audiolibro “La cartoleria Tsubaki” un racconto di Ito Ogawa che ha toccato il cuore di chiunque lo abbia ascoltato, oppure, letto.
Prima di proseguire con la nostra recensione, vogliamo ricordarti che, se ancora non lo hai, cliccando su questo link potrai registrarti ad Audible. In offerta avrai un periodo di prova di trenta giorni e poi, pagherai per sempre 9,99 € al mese. Effettuando la sottoscrizione, potrai ascoltare senza limiti, migliaia di titoli e creare una fantastica libreria da portare ovunque tu vada. Gli audiolibri potrai ascoltarli anche in modalità offline/aereo. Audible è sicuramente un ottimo compagno di viaggio.
Fatte queste poche premesse, ora, parliamo della Cartoleria Tsubaki.
L’audiolibro ha una durata di 8h e 54m e viene letto dalla stupenda voce di Elena Radonicich che ti farà emozionare come pochi sanno fare.
L’audiolibro, anche se molto lungo, scorre in modo piacevole e siamo certi che, come i 124 lettori che lo hanno recensito, lo ascolterai tutto di un fiato.
L’audio libro è suddiviso in 42 capitoli dalla lunghezza che va da un minimo di 9 minuti a un massimo di 17. Con la funzione timer dell’app, potrai scegliere di ascoltarne uno al giorno, oppure, scegliere la durata dell’ascolto. Questa funzione, renderà la tua esperienza ancora più piacevole!
Breve biografia di Ogawa Ito
Conosciamo meglio la scrittrice.
Ito Ogawa nata nel 1973, è una scrittrice laureata in Letteratura Classica Giapponese presso la Seisen Daigaku. Nel 2008 pubblica il suo primo romanzo “Il ristorante dell’amore”, titolo originale tradotto dal giapponese “Il ristorante lumaca”. Nel 2012 viene pubblicata una sua raccolta intitolata “La cena degli addii” e nel 2016, pubblicato sempre da Neri Pozza, il nuovo libro “La locanda degli amori diversi”. Oggi, Ogawa Ito, oltre a scrivere romanzi, scrive anche canzoni per il suo gruppo musicale “Shunram”.
Il racconto
Il romanzo parla della giovane Hotoko. La ragazza, venticinquenne, discende da illustri calligrafi che, dall’epoca Edo, svolsero la funzione di scrivani pubblici.
La ragazza, eredita dalla nonna, con la quale è cresciuta, l’antica cartoleria di famiglia che si trova in una piccola località non troppo distante da Tokyo.
A differenza dell’anziana donna e dei suoi antenati, Hotoko, anziché ritrovarsi a scrivere lettere importanti, all’inizio, si trova a dover scrivere un nome su una busta, trascrivere una lettera in bella grafia, un’epigrafe in memoria di un defunto o il nome di un nuovo nato. Il tutto per pochi soldi.
Il suo negozio è conosciuto come piccola cartolibreria e non di certo per l’antico servizio di scrivano, ma giorno dopo giorno, grazie al passaparola, improvvisamente, molte persone cominciano a varcare quella porta con le richieste più sorprendenti.
Hotoko, in poco tempo, si ritrova a dover scrivere biglietti di auguri per genitori esigenti, lettere per comunicare la fine di un amore, compilare importanti telegrammi e tutto questo, grazie alla sua stupenda ed elegante calligrafia.
Un lavoro importante che contribuisce alla felicità altrui. Questo è il suo pensiero su quell’arte che la nonna le ha trasmesso con tanta severità.
Un giorno, nella cartolibreria Tsubaki, entra un giovane che porta con se un sacchetto pieno di lettere spedite dalla nonna di Hotoko a un indirizzo italiano.
La donna, dal carattere burbero e dai modi severi, le ha nascosto, fino al giorno della morte, una parte della sua vita.
Quelle lettere, scritte con eleganti caratteri e contenenti parole ben scelte, rivelano a Hotoko cose inaspettate sulla donna che l’ha cresciuta e sulla cartoleria.
Saranno i suoi amici e una dolce e tenera bambina, che grazie alla loro filosofia di vita, l’aiuteranno a superare quella realtà, fino ad allora, a lei sconosciuta.
Un’opera dolce e commovente che ci fa capire quale sia il potere della scrittura, sulla forza delle parole e su come possano avere la capacità di cambiare la vita delle persone.
Cosa ci ha colpito di questo romanzo
Ascoltando il libro, capitolo dopo capitolo, abbiamo riscoperto una realtà; le parole scritte, se ben strutturate, hanno un potere enorme, quello di provocare forte emozioni, sia positive che negative.
Un altro aspetto del libro che ci ha colpito, riguarda sempre la scrittura. Prima di scrivere una lettera o bigliettino di auguri, saper scegliere sia la carta che la penna è il modo migliore per dare importanza alle parole che si vogliono dire. Un particolare che oggigiorno sembra essere stato dimenticato.
In alcuni capitoli, abbiamo sentito una lacrima scendere sulle guance. Quelle parole, ricche d’amore e lette con tanta dolcezza da Elena Radonicich, ci hanno fatto battere forte il cuore. Il libro merita di essere letto e riletto, una storia, secondo noi e altri lettori, che rappresenta una vera e grande opera letteraria dei tempi moderni.
I lettori hanno detto
I libri di Ito Ogawa risultano essere ricchi di una dolcezza senza confini. Il libro, per chi ama leggere o scrivere, potrebbe essere visto come un oracolo. La storia di Hotoko è dolce e molto romantica. Il romanzo è ricco di parole delicate che creano un’atmosfera più unica che rara. Come molti romanzi della letteratura contemporanea giapponese, questo testo, che all’apparenza sembra semplice e lineare, pulsa di sentimenti veri e profondi. Un romanzo che esprime la vera cultura giapponese e all’importanza che questo gran popolo da alla scrittura.
Estratto del libro
Abito a Kamakura, prefettura di Kanagawa, in una piccola casa ai piedi di una piccola collina. Nell’entroterra, e non vicino al mare. Prima vivevo con mia nonna, ma circa tre anni fa lei è morta e sono rimasta sola in questa vecchia casa tradizionale. Non soffro quasi mai di solitudine, perché c’è sempre qualcuno in giro. Persino in questo quartiere, dove la notte è cosí tranquilla da far pensare a una città fantasma, al mattino la vita riprende il suo corso, e qua e là si sentono risuonare diverse voci. Tutti i giorni, dopo essermi lavata e vestita, metto l’acqua a scaldare nel bollitore. Nel frattempo do una spazzata e passo il panno umido sul parquet. Cucina, veranda, salone, scale: riordino di buona lena tutte le stanze. Faccio una pausa non appena l’acqua comincia a bollire, la verso nella teiera e poi, nell’attesa che il tè sia pronto, mi rimetto in ginocchio a pulire il pavimento. Infine mi siedo in cucina e, mentre la lavatrice gira e rigira, mi concedo il mio tè caldo. Una fragranza dalle note affumicate si leva dalla tazza. Adoro il tè kyōbancha, anche se non è da molto che lo bevo. Quand’ero piccola, non riuscivo a capacitarmi di come facesse mia nonna a mandar giú un infuso di foglie secche. Ora, persino in piena estate, al mattino ho bisogno del mio tè caldo, senza il quale il mio corpo non si rimette in moto. Stavo sorseggiando il tè, senza pensare a niente in particolare, quando ho visto la finestrella della casa accanto aprirsi lentamente. Era Barbara, la vicina che abita alla mia sinistra. È giapponese al cento per cento, eppure, chissà per quale misterioso motivo, tutti la chiamano cosí. Che abbia vissuto per un po’ all’estero, tempo fa? «Buongiorno, Poppo-chan!» La sua voce suonava leggera e vaporosa, come se planasse sul vento. «Buongiorno!» ho risposto io in tono piú acuto del solito, simile al suo. «Anche oggi è una bellissima giornata! Perché piú tardi non vieni da me a prendere un tè? Ho una fantastica torta kasutera che mi è appena arrivata da Nagasaki!» «Molto volentieri, grazie. A dopo!» Scambiarsi il buongiorno da una finestra all’altra, tra il pianterreno e il primo piano, rientra nel nostro rituale mattutino. Ogni volta mi viene da pensare a Romeo e Giulietta, e mi scappa un sorriso. All’inizio mi sentivo a disagio, perché da casa mia posso udire piú o meno tutto ciò che accade da lei. Ma proprio tutto, sul serio: i colpi di tosse, le conversazioni telefoniche e talvolta addirittura il rumore dello sciacquone. In certi momenti sembra quasi di vivere sotto lo stesso tetto. Non c’è neanche bisogno di tendere l’orecchio per sapere ogni cosa l’una dell’altra. Ormai, però, riesco a parlarle senza eccessivo imbarazzo e il saluto mattutino con Barbara segna l’inizio della mia giornata. Mi presento: sono Amemiya Hatoko. Devo il mio nome a mia nonna, è stata lei a sceglierlo. Hatoko, la “bambina dei colombi”, in riferimento ai colombi del santuario Tsurugaoka Hachimangū di Kamakura. Tra l’altro, il carattere cinese con cui si scrive hachi – presente sull’antica insegna del santuario – rappresenta due colombi stretti l’uno all’altro. A ogni modo, fin da quando ho memoria, tutti mi hanno sempre chiamata Poppo-chan – Poppo, esattamente come i bambini usano riferirsi a colombi e piccioni. Qui, a Kamakura, fa un caldo afoso fin dalle prime ore del mattino. C’è un’umidità pazzesca. Il pane appena sfornato diventa subito gommoso e ammuffisce in fretta. Persino l’alga konbu, di solito carnosa e croccante, assume una consistenza molliccia. Dopo aver steso il bucato, porto fuori la spazzatura. Il punto di raccolta, che da queste parti siamo abituati a chiamare «clean station», è situato nei pressi del ponte sul Nikaidō, il fiume che scorre nel cuore del quartiere. I rifiuti combustibili vengono a ritirarli due volte a settimana. Invece per la carta, i tessuti, i residui della potatura, la plastica, il vetro e lo scatolame passano una sola volta, in giorni prefissati tranne il sabato e la domenica. La raccolta dei rifiuti non riciclabili è limitata a una sola volta al mese. I primi tempi mi pesava molto dover fare la differenziata, ma a poco a poco è diventato quasi uno svago. Prima di rientrare in casa, come sempre alla stessa ora, vedo sfilare uno dietro l’altro con la cartella in spalla gli alunni della scuola elementare. Buona parte della clientela della cartoleria Tsubaki è costituita proprio da loro, gli allievi della scuola a pochi passi da qui. Mi fermo per alcuni secondi a contemplare la mia vecchia casa. Sopra la porta a doppio battente con la parte superiore in vetro spiccano le parole «Cartoleria», a destra, e «Tsubaki», a sinistra. Tsubaki, come l’albero di camelia giapponese che…
Conclusione
Abbiamo parlato della “cartoleria Tsubaki”, di cosa racchiude e cosa si apprende leggendolo. Un capolavoro della letteratura contemporanea giapponese che a primo impatto potrebbe non trasmettere nulla, ma pian piano che si va avanti, ti cattura a tal punto che vorresti non finisse mai.
Formati del libro
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Ora che hai letto il nostro post, che ne diresti di ascoltare la “cartoleria Tsubaki” e una volta terminato, condividere con noi il tuo pensiero?
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